È oramai innegabile che l’essere umano abbia avviato un processo di trasformazione della società che ha preso piede a partire dalla rivoluzione tecnologica.
Le nuove sfide per la società e per la famiglia sono messe sempre più alla prova dalla velocità con la quale il progresso tecnologico si sta imponendo. Come saggiamente scrive lo psichiatra di fama mondiale Andreoli, siamo di fronte ad una nuova evoluzione che ha dato vita all’ Uomo con il cervello in tasca. Eh gia! Oramai i telefonini nelle nostre tasche sostituiscono in parte le funzioni che un tempo, per causa di forza maggiore, erano deputate al cervello.
Sono diversi gli studi nell’ambito delle Neuroscienze che indagano le trasformazioni del nostro cervello, dovute all’uso sempre più massiccio delle tecnologie, soprattutto nella generazione dei nativi digitali.
La grande sfida delle “vecchie generazioni” consiste, dunque, nel cercare di adeguarsi a questi veloci cambiamenti, per non correre il rischio di restare indietro nel percorso evolutivo che sembra non attendere nessuno.
Una grande sfida soprattutto le famiglie e le istituzioni scolastiche che corrono il rischio di comprendere sempre meno le esigenze delle nuove generazioni. In molte Nazioni è già stato da tempo avviato un programma per l’inclusione delle nuove tecnologie tra i metodi educativi. L’introduzione della DAD è stato un esempio che ha dimostrato quanto l’Italia sia impreparata alle sfide del progresso tecnologico. Il personale (molte volte non per mancanza di volontà ma piuttosto per “ignoranza”, passatemi il termine…) si è ritrovato ad armeggiare con i nuovi strumenti didattici – che sebbene fossero molto semplici da usare per chiunque abbia sostenuto almeno l’esame ECDL, strumento di base di alfabetizzazione informatica – facendo molta fatica a strutturare in maniera appropriata la didattica online. Eppure il case-study di Singapore dimostra che gli strumenti oggi messi a disposizione dall’evoluzione tecnologica non solo si rivelano utili in ambito educativo, ma addirittura aumentano i livelli di performance degli studenti, già a partire dall’istruzione primaria. “La Realtà Virtuale, ad esempio, dimostra di essere uno strumento innovativo che grazie alla sua natura multisensoriale e coinvolgente, può soddisfare i principi dell’apprendimento attivo. Le esperienze virtuali immersive favoriscono, infatti, il senso di presenza e di embodiment, entrambi fattori chiave in grado di promuovere l’apprendimento, sia in termini di risultati che di motivazione, rispetto ad altri metodi di insegnamento di tipo tradizionale (diapositive, libri di testo, ecc.).”
Si perché di virtuale non c’è solo la vita dei social network.
Da qui la responsabilità di un utilizzo appropriato dei nuovi strumenti a nostra disposizione.
Come possiamo, dunque, varcare le nuove frontiere dell’apprendimento in una società che sta diventando sempre più tecnologica e che si limita ad usare la tecnologia per gli scopi più effimeri?
Lascio a voi le riflessioni e le considerazioni che questo quesito apre.

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